di Guido Quarzo e Anna Vivarelli
Liberamente ispirato a “C’era due volte il barone Lamberto” di Gianni Rodari
regia di Esther Ruggiero
C’era una volta un romanzo, scritto come una favola ma con l’intento neppure troppo nascosto di farne un graffito di una realtà sociale che a tutt’oggi sembra imperare. Ma la favola c’è ed è un susseguirsi di trovate rodariane, in bilico tra il surreale e la quotidianità più spicciola, fatta di trovate giocose e di personaggi tratteggiati con un’ironia visionaria assolutamente attuale.
La trama
Il barone Lamberto non vuole invecchiare, un po’ perché è una debolezza umana e un po’ perché è un uomo molto potente e ricco che non ammette di dover lasciare – prima o poi - i suoi privilegi. Il maggiordomo Anselmo è il suo devoto e irreprensibile servitore, perfettamente integrato nella routine quotidiana, di cui nulla mai cambierebbe.
Il giovane nipote Anselmo è un aitante perditempo, avido e squattrinato la cui unica attività consiste nel desiderare l’eredità del – secondo lui - morituro zio Lamberto.
E su questi archetipi si abbatte la novità, l’imprevisto, lo stravolgimento: il barone trova un curioso elisir di eterna giovinezza che porta lui verso un’irrimediabile regressione e gli altri verso una palpabile insicurezza. E di qui un precipitarsi di eventi, più o meno fortuiti, che portano ciascuno a confrontarsi con la propria vita.
C’era una volta tutto questo, si diceva, e c’era una volta il desiderio del Circolo Bloom di portare sulla scena questa storia, facendone uno spettacolo per ragazzi senza allontanarsi troppo dalle linee tracciate in origine dall’autore.
Conciliare le due cose non sembrava facile, ma dopo mille ipotesi è venuto finalmente alla luce C’era c’era, la cui stesura drammaturgica è stata affidata alle sapienti mani di Guido Quarzo e Anna Vivarelli, in cui si cerca di usare il teatro per dare corpo alle visioni e all’umanità dei personaggi.
Si è scelta una linea registica frizzante, in cui le figurine tracciate dagli autori scivolano velocemente tra le maglie della storia, accompagnate costantemente da un tessuto sonoro che riporta il pubblico alla musicalità ben nota delle filastrocche rodariane.
Morale della storia?
La morale di questa storia – dice ad un certo punto il saggio bandito - è che io ho imparato che ogni età ha i suoi pregi e suoi difetti e che l'infanzia è meglio viverla una volta sola...
E che l’importante è non prendersi troppo sul serio… Mai.
Esther Ruggiero
Fascia d’età: dai 9 anni - Durata spettacolo: 1 ora e 10 minuti